Nei tempi antichi i contadini scendevano fino al mare di Levanto trasportando a dorso dei muli o sulle proprie spalle, attraverso i sentieri tracciati nei boschi, le “some” di albarola (la soma era un contenitore di circa 82 litri usato per conservare e trasportare il vino) per poterle barattare con olio e sale, alimenti assai rari nei villaggi dell’entroterra. Campo Grande
L’albarola presente in valle fino da tempi antichissimi è la varietà a bacca bianca ancora ad oggi più diffusa e coltivata in Val di Vara.
“Campo Grande”, nato da una rigorosa selezione clonale di vecchi ceppi di ALBAROLA, alcuni di essi ancora su piede franco, è un bianco fresco, profumato di frutta e fiori bianchi, di grande carattere e bevibilità, con una marcata nota minerale.
Macera sulle proprie bucce per circa 72 ore alla temperatura di 14° e dopo la pressatura soffice viene avviato alla fermentazione che si protrae per oltre 1 mese.
Il riposo in vetro di qualche mese doma l’esuberante freschezza rendendone piacevole la beva.
Da provare sul cappon magro, piatto principe della cucina ligure.