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I Cerri: un progetto ambizioso che parte dal futuro
Cominciamo dal futuro.
Quello dell’azienda agricola I Cerri, a Carro, in Val di Vara, è certamente roseo. Lo dice il recente passato. Intanto per la nuova e più grande cantina, spostata dal centro del borgo al posto dove un tempo c’era un grosso edificio dimesso, corposa ristrutturazione insomma, roba che i vicini devono ringraziare per il decoro, ed infatti, oltre ad una pletora di esperti da tutta la regione, all’inaugurazione dello scorso giugno c’era mezzo paese. Poi ci sono i nuovi vigneti, impianti di un paio di anni fa, che a breve entreranno in produzione ad irrobustire la dotazione dei vitigni già lavorati. Una faccenda tipicamente ligure, quella di dover strappare gli appezzamenti di terreno all’abbandono, all’eccessivo frazionamento, alla foresta (non si può parlare di bosco quando per entrare ci vuole il decespugliatore), alla fatica e all’assenza di prospettive.
Matteo Sara
Val di Vara Updates
Gianluigi Careddu de “I Cerri” crede moltissimo in questa evoluzione tanto da impiantare un nuovo vigneto là dove fino a poco tempo fa si stendeva una boscaglia incolta. Il lavoro è duro e faticoso e il piccolo paese mormora molto ma aiuta poco. I risultati però si vedono sia nella terra che poco a poco incomincia ad aprirsi alla luce, sia nelle bottiglie di “Cian dei seri” (Pian dei cerri), bianco a base prevalentemente di Albarola, con profumi fruttati e floreali, sapido, di grande freschezza e verticalità, in una parola bevibile e godibile con tutti i piatti della tradizione ligure.
Luca Risso
I CERRI:
Il mare nel bicchiere.
Introvabile, di nicchia, sono le parole per le quali accetto di assaggiare questo vino.
Nasce a Carro, Alta Val di Vara, Levante, a soli 5 km dal mare.
Tanto duro lavoro per realizzare il sogno di produrre vino, il sogno di una famiglia intera, tramandato di generazione in generazione per 70 anni ed ora finalmente realizzato.
grandi investimenti, piccoli passi, grandi risultati.
L’azienda agricola I Cerri non utilizza pesticidi e diserbanti.
Il concime del vigneto altro non è che il letame proveniente dai Pascoli degli allevatori della valle.
Vendemmia manuale, fermentazioni a temperature controllate, filtrazioni blande.
Il vino in bottiglia è albarola in purezza, una delle 4500 bottiglie prodotte, provenienti da un’attenta selezione clonale di antichi ceppi in parte ancora a piede Franco.
campo grande è il nome del vigneto.
Criomacerazione per 60 ore circa, vinificazione in tini di acciaio con sosta di 2 mesi sulle fecce fini danno origine ad un vino dal color giallo paglierino con buona consistenza.
Al naso intenso e complesso, prevalgono fiori bianchi e frutta a polpa bianca, ma indagando non mancano tutte le sfumature erbacee che sono tipiche di questa fetta di terra che è la Liguria.
Arriva in bocca con tutta la forza delle onde. È persistente e fresco.
Ritornano fiori e frutta.
L’immagine più potente è quella di avere il mare nel bicchiere.
Una grande sapidità.
Un vino con un carattere deciso.
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